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Minacce su Facebook contro Berlusconi

La Procura di Roma apre un'indagine

Alfano:

"La magistratura deve perseguire chi inneggia all'odio".

Idv: "Giusto, ma la Rete non sia imbavagliata"

2009-10-22

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2009-10-22

Minacce su Facebook contro Berlusconi

La Procura di Roma apre un'indagine

Alfano: "La magistratura deve perseguire chi inneggia all'odio". Idv: "Giusto, ma la Rete non sia imbavagliata"

La pagina di Facebook "Uccidiamo Berlusconi"

La pagina di Facebook "Uccidiamo Berlusconi"

ROMA - Minacce gravi. Questa l'ipotesi di reato contenuta nel fascicolo aperto dalla Procura di Roma sul gruppo di Facebook "Uccidiamo Berlusconi". Il fascicolo è stato aperto dal procuratore Giovanni Ferrara, dall'aggiunto Nello Rossi, che coordina il gruppo Reati criminalità informatica, e dal pm Andrea De Gasperis.

ISTIGAZIONE A DELINQUERE - La polizia postale sta inoltre monitorando il social network per valutare se tra i gruppi contro Berlusconi sia ravvisabile il reato di istigazione a delinquere. Non è facile infatti, spiegano gli esperti, intervenire per rimuovere o bloccare pagine e siti su internet. Nelle precedenti occasioni, quando sono comparsi siti violenti - come nel caso dei gruppi creati proprio su Facebook e inneggianti allo stupro di gruppo o alla mafia - o, addirittura, di fan club di pluriomicidi o serial killer non c'è stato alcun intervento della magistratura perché si tratta di opinioni, pur discutibili, e gli unici reati d'opinione perseguibili in Italia, commessi anche attraverso internet, sono quelli legati alla legge Mancino, che condanna l'apologia del fascismo e le discriminazioni razziali. In questo caso però fanno notare gli esperti, si potrebbe ravvisare il reato di istigazione a delinquere, che consentirebbe di fatto l'intervento. In ogni caso, comunque, per rimuovere le pagine dal social network, sarebbe necessario agire tramite rogatoria internazionale che deve essere richiesta dalla magistratura: il server su cui gira Facebook è a Palo Alto, in California e dunque l'Italia non può intervenire direttamente. Si può invece chiedere alla società americana - grazie agli accordi di collaborazione - la chiusura della pagina in tempi rapidi. Ma se ciò non è accompagnato dalla richiesta di sequestro preventivo, si perdono tutti i dati relativi alla pagina stessa e dunque risulterebbe impossibile poi risalire all'utente, o agli utenti, che l'hanno realizzata.

14MILA ISCRITTI - Il gruppo "Uccidiamo Berlusconi", nato a settembre del 2008, conta più di 14mila iscritti. L'amministratore scrive: "Oggi in data 12 ottobre 2009 prendo la direzione del gruppo abbandonato dalla precedente amministrazione e non potendone cambiare il nome dichiaro questo un gruppo di affermazioni bizzarre. Personalmente non voglio uccidere nessuno, non voglio incitare nessuno a violare la legge". Il gruppo sul social network prenderebbe spunto dal film "Shooting Silvio" il cui protagonista è un giovane scrittore che per decidere di realizzare il libro che ha in mente intende uccidere il premier.

ALFANO - La notizia pubblicata dal Giornale ("Migliaia di aspiranti killer sul web") ha scatenato la reazione del governo. Dopo gli strali del quotidiano di Feltri, il ministro della Giustizia Alfano ha invitato la magistratura ad avviare un'indagine sulla sicurezza personale del premier e poche ore dopo dopo la Procura di Roma ha aperto il fascicolo. "La magistratura faccia il proprio dovere indagando, perseguendo e trovando coloro i quali inneggiando all'odio e all'omicidio commettono un reato penale - aveva detto Alfano -. C'è un tema grande di sicurezza che riguarda la persona del presidente del Consiglio e io ho posto questa questione nel corso del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica che si è svolto al Viminale". Il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl Ignazio La Russa: "Sembra incredibile che nessuno dei tanti soloni del politically correct abbia trovato il tempo e l'occasione per stigmatizzare, condannare, protestare o almeno evidenziare il fatto che la predicazione dell'odio nei confronti di Berlusconi abbia prodotto sulla rete la nascita di numerosi forum e pagine di Facebook che inneggiano e auspicano l'assassinio del presidente del Consiglio italiano".

FRANCESCHINI - Parla di una "questione di sicurezza nazionale" il vicepresidente dei deputati Pdl e componente del Copasir Carmelo Briguglio: "Una questione - dice - che fin dalla vicenda delle foto a Villa Certosa fu sottovalutata e coperta dall'inesistente scandalo dei voli di Stato che è finito nel nulla. La diffusione via web di minacce che inneggiano all'assassinio di Berlusconi non va drammatizzata ma va attentamente monitorata e neutralizzata". Sulla vicenda si muove anche il Pd, dopo il caso del coordinatore di Vignola Matteo Mezzadri, che ha scritto sul suo profilo Facebook "possi­bile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlu­sconi?" (poi si è dimesso da tutte le cariche politiche). Dario Franceschini ha chiesto all'amministrazione di Facebook di chiudere il gruppo che minaccia Berlusconi, ma respinge l'idea che ci sia un collegamento con il modo di fare opposizione da parte del Pd: "Quel gruppo va chiuso, ma non c'entra nulla con lo scontro politico. Sono forme demenziali che vanno condannate". Il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi mette in guardia dal rischio di imbavagliare la Rete: "Siamo d'accordo con il ministro Alfano e sosteniamo la necessità di vigilare su quei siti e quei gruppi che incitano alla violenza e all'odio. Questa vicenda, però, non deve in alcun modo offrire il pretesto per imbavagliare la Rete. Ci opporremo strenuamente a qualsiasi tentativo da parte del governo di censurare il web e di limitare questo spazio di democrazia globale".

PRO E CONTRO BERLUSCONI - Resta il fatto che su Facebook le "sparate" non si contano. E oltre a "Uccidiamo Berlusconi" - che spicca come detto per il numero di iscritti - esiste il gruppo "Uccidiamo a badilate (o con lapidazione) Silvio Berlusconi", ma anche "Uccidiamo tutti quelli che vogliono uccidere Berlusconi" e "Uccidiamo il Partito Democratico e i suoi affini". C'è poi chi si ritrova sotto le sigle "Contro chi uccide su Facebook!" e "Quelli che sono infastiditi dai gruppi che vogliono uccidere qualcuno". Insomma, per ogni provocazione c'è una risposta. Ma di certo adesso "Uccidiamo Berlusconi" è la più quotata. Da notare che all'interno del gruppo sono molti quelli che inneggiano a una sconfitta democratica (e non violenta) del Cavaliere: "Io non voglio uccidere Berlusconi. Voglio ucciderlo col VOTO" scrive Giuseppe. E Simone: "Appendiamo il tricolore dai balconi, sarebbe la forma di protesta migliore!".

"DIETRO LE SBARRE" - C'è poi chi vuole candidare Berlusconi al Nobel per la mafia 2010 e chi gli augura un futuro dietro le sbarre. Giammarco indica l'ovvio ("Stanno facendo una pubblicità enorme a questo gruppo... grazie Tg!") e Giada avvisa: "Se chiudono questo gruppo io ne apro un altro uguale". Ernesto fa notare la democrazia dei social network: "Non mi sembra l'unico gruppo... ne cito alcuni: Uccidiamo Costantino, Karina, Moccia, Mughini, Bassolino, Nedved, Arisa, Quaresma, Pellegatti, le Winx, il gatto Virgola e Prezzemolo". In effetti facendo una ricerca con la keyword "Uccidiamo" vengono fuori ben 500 risultati con i "target" più fantasiosi. Altrettanto entusiasmo nel gruppo "Uccidiamo tutti quelli che vogliono uccidere Berlusconi" (quasi 900 iscritti). Edmondo: "Sei grande... e comprerò tutti i libri dove sarai storia!". Giovanni: "Semplicemente... Forza Silvio"

 

21 ottobre 2009

 

REPUBBLICA

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2009-10-22

Il gruppo "Uccidiamo Berlusconi" sale di 6mila unità in un giorno

Sul web cresce la caccia alle pagine contro personaggi politici

Facebook, interviene Maroni

"Stop alla pagina anti-Berlusconi"

Il Pd: "Chiudere anche le pagine contro Franceschini"

Tra i politici "sotto tiro", Di Pietro, Fini e D'Alema

Facebook, interviene Maroni "Stop alla pagina anti-Berlusconi"

ROMA - Chiudere la pagina Facebook "Uccidiamo Berlusconi". Cancellarla dai server perché rappresenta un "problema di cultura". Così il ministro degli Interni Roberto Maroni ha annunciato la volontà di chiudere il gruppo "Uccidiamo Berlusconi". Il gruppo tocca le 17mila unità e sul web si da la caccia ai "digital killer". Prosegue l'indagine della procura di Roma. La replica del Pd: "Esistono 180 gruppi contro Franceschini, chiudiamo anche quelli". C'è da tempo un gruppo "A morte Marco Travaglio" e così via. E sul suo blog, Alessandro Gilioli fa la lista dei siti stranieri simili a "Uccidiamo Berlusconi". E titola: "Maroni, cliccare prima di parlare".

L'intervento di Maroni - Per il ministro "non esiste un paese al mondo dove qualcuno può scrivere su un sito uccidiamo il premier". Ma questo, come dimostra Gilioli, non è vero. Maroni parla di "apologia di reato" e di un "problema di cultura". Una strada pericolosa, soprattutto "se passa il concetto che uno può scrivere impunemente queste cose". Il rischio previsto da Maroni è "che poi a qualcuno venga in mente di metterle in atto". E ancora: "Non riesco a capacitarmi che ci sia qualcuno che possa esprimere l'intenzione di uccidere un'altra persona". Poi l'auspicio: "Sarebbe utile che si smettesse questo atteggiamento di demonizzazione dell'avversario politico. Sono molto preoccupato perché ciò rischia di sfuggire al controllo".

Il gruppo cresce, 6mila unità in un giorno - Intanto il gruppo su Facebook cresce. L'attenzione mediatica ha fatto salire gli iscritti di 5mila unità in un solo giorno. Ora sono in 17mila. Le risposte all'annuncio di Maroni arrivano in tempo reale. "Ragazzi, se provano a chiudere questo gruppo, propongo che tutti ne aprano uno identico". Quella che si respira sulla pagina del gruppo è aria di censura. Si va da forme di resistenza digitale, "più cercate di tapparci la bocca più proporremo azioni simili", a critiche all'intera classe politica: "Invece di pensare a chiudere una pagina su Facebook, cercate di risolvere i problemi del Paese". Non mancano gli allarmismi, "Hanno tolto la pagina dal motore di ricerca". Intanto gli amministratori del gruppo fanno sapere di essere al lavoro "per rimuovere i messaggi violenti".

L'intera classe politica sotto tiro dei killer digitali - Ma la discussione su "Uccidiamo Berlusconi", non si svolge solo sulla pagina del gruppo. L'intero social network è invaso da commenti sull'esistenza di questo e altri gruppi simili. E sul web cresce la caccia alle pagine contro i personaggi politici. Si va dai 180 gruppi contro il segretario del Pd, Dario Franceschini. Ma è tutto il Pd ad essere messo sotto tiro. 19mila iscritti a "Scommetto che riesco a trovare 50mila persone che odiano Veltroni e il Pd", 1950 iscritti a "Sopprimiamo Franceschini" e 650 per "Franceschini sparati". E poi "D'Alema ti odio" e "Uccidiamo Bassolino". Ma non solo. A finire nel mirino dei killer digitali Giampiero Mughini, Federico Moccia e una lunga fila di calciatori. La rabbia si scatena anche contro i giornalisti di Anno Zero. Con 86 membri "A morte Marco Travaglio", e poi "Santoro e Vauro a morte". E se si abbandonano le minacce di morte e se ne scelgono di più lievi la lista si allunga all'infinito. C'è un "Liberateci da Antonio Di Pietro" e "Io odio Gianfranco Fini". E sono molto numerosi anche i siti stranieri: Sarkozy, Gordon Brown e Obama i più bersagliati.

L'indagine - Prosegue l'iter dell'indagine aperta ieri dalla Procura di Roma. Tramite la polizia postale, è stato richiesto ai gestori di Facebook a Palo Alto, in California, di rimuovere "Uccidiamo Berlusconi". Si indaga anche tra gli utenti del gruppo. "Stiamo seguendo tutti i sottili e complicati sentieri informatici per identificare chi ha messo i messaggi". L'intenzione è rimuoverli. Una procedura lunga "proprio perché bisogna ricorrere alle autorità giudiziare americane".

(22 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

La pagina su Facebook è stata creata nel settembre del 2008

Per gli amministratori si tratta di innocue "affermazioni bizzarre"

Web, oltre 14mila per "Uccidiamo Berlusconi"

Alfano: "Indagine sulla sicurezza del premier"

Il ministro: "Chi inneggia all'odio commette un reato penale". Parte l'indagine della Procura di Roma

Il fondatore del gruppo a Repubblica.it: "E' un titolo forte ma senza volontà omicida"

di CARMINE SAVIANO

Web, oltre 14mila per "Uccidiamo Berlusconi" Alfano: "Indagine sulla sicurezza del premier"

ROMA - Tutto è partito da Shooting Silvio. Film del 2007 con protagonista il giovane scrittore Kurtz, che decide di unire vita e scrittura per realizzare il libro che ha in mente, Shooting Silvio, appunto. Uccidere il premier. Poi, di recente il caso del segretario del circolo del Pd di Modena che aveva evocato su Facebook un killer per il premier.

La storia si ripete con "Uccidiamo Berlusconi", un gruppo nato su Facebook nel settembre del 2008 e che oggi conta oltre 14mila partecipanti. Per il ministro della Giustizia Angelino Alfano non si tratta di uno scherzo: "Intervenga la magistratura. Ho chiesto un'inchiesta sulla sicurezza del premier". La Procura di Roma apre un fascicolo con l'ipotesi di minacce gravi alla sicurezza di Berlusconi. Abbiamo raggiunto il fondatore del gruppo: "Titolo forte ma nessuna volontà omicida".

Un gesto "leggero", uno scherzo di pessimo gusto? Di sicuro ci sono le parole del fondatore del gruppo: "Oggi 12 ottobre 2009 prendo la direzione del gruppo abbandonato dalla precedente amministrazione e non potendo cambiarne il nome, dichiaro questo un gruppo di affermazioni bizzarre. Personalmente non voglio uccidere realmente nessuno, non voglio incitare nessuno a violare la legge". Certo, nessuno definirebbe "Uccidere Berlusconi" solo un'affermazione bizzarra e "non voler uccidere realmente nessuno" è una giustificazione che ha poco a che vedere con le regole della dialettica politica e con il vivere civile.

Raggiungiamo l'amministratore del gruppo utilizzando la chat disponibile su Facebook. A Repubblica.it, Alfredo Raul M dichiara che "abbiamo creato questo gruppo per dare spazio al pensiero di quelle persone che non sopportano Silvio Berlusconi" e aggiunge: "E' vero, abbiamo utilizzato un titolo molto forte ma privo di qualsiasi volontà omicida". Un titolo che può invitare a commenti molto duri: "Sicuramente le persone che esprimono le loro opinioni sulla pagina, da me amministrata, esagerano lanciandosi in inaspettate e spropositate locuzioni verbali". Il senso del gruppo? "Una risata vi seppelirà", commenta il fondatore di "Uccidiamo Berlusconi"

Molte le critiche fra i post. "Un gruppo del genere può solo crearlo chi alleva vipere, chi ha la cultura dell'odio e chi trova nell'avversario sempre e comunque un nemico". E ancora, "Berlusconi non mi è simpatico, non per questo mi permetto di offendere o minacciare nessuno come a malincuore noto in questo gruppo". C'è chi si spinge a definirlo come "un ramo sovversivo della rete".

Definizioni a cui arriva qualche risposta: "Sono in questo gruppo da mesi e non ho mai letto reali pianificazioni di attentati o altro di quello che immagini... è una simpatica goliardata". Inquietanti alcuni commenti: "500mila euro e mi offro volontario come killer", oppure "lo vorrei morto perché sta rovinando il Paese". C'è chi ipotizza rapimenti: "Un anonimo autocarro alle quattro di mattina, il prelievo, e poi nulla": E chi dice: "Deve vivere fino a 100 anni, marcendo fra processi, pentiti mafiosi che lo accusano, insulti e minacce".

La reazione è fatta di elogi per il premier: si va da "ci ha regalato la prima formazione politica anglosassone della storia italiana" al tormentone "meno male che Silvio c'è" fino a "Berlusconi ha saputo rappresentare la borghesia italiana". Ma su Facebook parte anche la vendetta. C'è infatti "Uccidiamo chi vuole uccidere Berlusconi", un gruppo nato con l'esplicita volontà di contrapporsi all'altro.

Il social network non è nuovo a simili episodi. Più di 500 gruppi iniziano con la parola "Uccidiamo". Si va dalla politica a Bassolino, ai personaggi dello spettacolo - Mughini e Chuck Norris - fino ai cartoni animati, Hello Kitty e Doraemon.

Il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza, che si è tenuto nel pomeriggio al Viminale, sta valutando con molta attenzione la questione che riguarda il presidente del Consiglio. Lo rivela il ministro Alfano: "Abbiamo affrontato, nel Comitato al Viminale, un tema grande di sicurezza che riguarda la persona del presidente del Consiglio". Quanto al gruppo nato su Facebook, aggiunge: "Mi aspetto che la magistratura faccia il proprio dovere indagando, perseguendo e trovando coloro i quali, inneggiado all'odio e all'omicidio, commettono un reato penale".

Per quel che riguarda l'indagine aperta dalla Procura di Roma, l'ipotesi di reato è di minacce gravi. Dopo l'analisi dei post del gruppo non è escluso che la Procura possa prendere in considerazione anche il reato di istigazione a delinquere. E potrebbero esere adottate misure cautelari, come l'oscuramento della pagina Facebook.

© Riproduzione riservata (21 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

IL COMMENTO

L'antipolitica del rancore

di EDMONDO BERSELLI

Nel social network Facebook, il gruppo "Uccidiamo Berlusconi", inaugurato nel settembre del 2008, è ancora attivo. Ieri sera alle 20 contava 12.333 iscritti; dopo poco più di un'ora se n'erano iscritti altri 600. Secondo l'"amministratore" del gruppo, si tratta di una iniziativa goliardica, che pubblica "affermazioni bizzarre".

In realtà, basta scorrere i messaggi "postati" dagli iscritti per capire che è un catalogo di odio. Succede, nella Rete. Il web consente l'anonimato, e con l'anonimato il manifestarsi gratuito delle pulsioni più elementari e scandalose. Un incidente serio era già accaduto qualche giorno fa, allorché un giovane impegnato nel Pd di Vignola si era chiesto perché nessuno assoldasse un killer per togliere di mezzo il capo del governo. Adesso, la scoperta che 12 mila sciagurati si sono iscritti a un gruppo intitolato all'uccisione del premier peggiora gravemente la situazione. Perché è l'espressione collettiva di un'avversione totale, senza scampo, irriflessa: una specie di autismo espressivo, l'indizio di una malattia psicologica priva di antidoti culturali.

Barbarie, insomma. Barbarie modernissima e arcaica insieme, come se tra i frequentatori del web, cioè nella parte più aggiornata della società italiana, allignasse un virus capace di spegnere l'intelligenza e di liberare gli istinti più insidiosi. Certo, basta un clic, cioè un gesto quasi automatico, per aderire ai gruppi d'interesse più inquietanti. Si può anche immaginare che, presi uno per uno, gli iscritti al gruppo "Uccidiamo Berlusconi" giustificherebbero facilmente e scioccamente la loro iscrizione e i messaggi inviati, magari con un'alzata di spalle: leggerezze senza importanza. Tanto è vero che su Facebook ci sono circa 500 siti con un titolo che comincia con "Uccidiamo...". E che nel frattempo è stato fondato un altro gruppo, simmetrico, intitolato "Uccidiamo chi vuole uccidere Berlusconi".

Questioni di revanscismo. Ma si può anche legittimamente pensare che alcuni individui, fra le migliaia di antiberlusconiani iscritti al gruppo, siano davvero convinti che la politica italiana possa cambiare soltanto con un colpo violento. Oppure che, più semplicemente, affidino a una violenza figurata la loro frustrazione politica: "Un anonimo autocarro alle quattro di mattina, il prelievo, e poi nulla", come in un film di spionaggio, come i rapimenti e le vendette in un regime dittatoriale.

Tutto questo ha effetti penosi sul clima politico, e non soltanto perché consente alla destra più animosa di alimentare polemiche che ogni volta alludono a una presunta simpatia della sinistra verso gli estremismi; ma perché contribuisce in primo luogo ad alimentare un clima di avversione di cui per molte stagioni proprio la sinistra ("i comunisti") è stata ed è il bersaglio principale. Non è facile oggi, anzi è praticamente impossibile, immaginare atti reali di violenza politica ai danni di Berlusconi o altri uomini di governo. Anche il vecchio episodio del treppiede scagliato contro il Cavaliere, qualcuno lo ricorderà, apparteneva al genere degli atti folli quanto innocui. Ma le espressioni più o meno goliardiche, più o meno bizzarre, si collocano inevitabilmente a fianco delle lettere minatorie firmate da sigle terroristiche minacciose quanto sconosciute, e danno il loro contributo a illividire l'atmosfera politica.

Se è possibile, tuttavia, "Uccidiamo Berlusconi" ha un significato profondo ancora più disarmante, in quanto testimonia una specie di abdicazione dalla politica. Certo minoritaria, legata a ispirazioni dettate dalla solitudine rancorosa della Rete, e tuttavia a suo modo significativa. Perché rappresenta una rinuncia implicita ai metodi e alle procedure della politica, come se fossero inutili. È una specie di antipolitica rovesciata, che mostra un profilo speculare all'antipolitica stessa, di cui Berlusconi è stato un maestro. E che sicuramente si sottrae al perimetro delle convenzioni che regolano la polis. Sembra quasi di assistere a una secessione silenziosa, a un esodo muto e rancoroso, accompagnato da una scia di risentimenti che si sottraggono a ogni norma politica e a ogni codice di civiltà. Probabilmente è in questa rinuncia, in questa secessione irresponsabile, il messaggio più preoccupante che proviene silenziosamente del web.

© Riproduzione riservata (22 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2009-10-22

Berlusconi rilancia sull'economia: taglieremo l'Irap. Eurostat: Italia malissimo in debito e deficit

Il governo ha "allo studio altri interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti. Tra questi, il taglio graduale dell'irap, fino alla sua soppressione, anche mediante l'elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole, l'estensione della Tremonti ter e un sostegno stabile alle piccole imprese che investono nell'innovazione e nella ricerca". Così il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, in un saluto inviato all'assemblea della cna e letto dal sottosegretario

alla presidenza del consiglio, Gianni Letta.

Intanto con la crisi tornano a salire deficit e debito pubblico in Europa. I pubblicati oggi da Eurostat dicono che il debito pubblico raggiunge il 69,3% del Pil nell'area euro, dopo il 66% del 2007, ed il 61,5% nell'Unione Europea (58,7% nel 2007). Quanto al deficit, l'Ufficio di statistica europeo indica un aumento in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil) al 2,0% del 2008 rispetto allo 0,6% del 2007 e per l'Ue al 2,3% rispetto allo 0,8% dell'anno precedente. L'Italia, secondo i dati diffusi dall'ufficio di statistica che conferma con una seconda notifica quelli già diffusi in aprile, è passata dall'1,5% del 2007 al 2,7% dell'anno scorso.

Per quanto riguarda il debito, l'Italia con un 105,8% (103,5%) detiene ancora il primo posto, seguita dalla Grecia (99,2%) mentre all'ultimo c'è l'Estonia che non supera il 4,6%, seguita dal Lussemburgo (13,5%). Il debito pubblico è in aumento in tutti i principali paesi europei: in Spagna dal 36,1 al 39,7%, in Gran Bretagna dal 43,3 al 55,5%, in Francia dal 63,8 al 67,4%, in Germania dal 65 al 65,9%.

Di economia parla anche il capo dello Stato in un messaggio all'assemblea nazionale della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa. "I segnali di ripresa che si vanno manifestando in questi mesi, seppure incoraggianti - scrive Giorgio Napolitano - non sono in grado di dissipare le preoccupazioni per la difficoltà di molti artigiani e piccole e medie imprese a proseguire la propria attività". Nel messaggio, Napolitano sottolinea che l'evento "offre l'opportunità di confermare la vitalità di questo settore imprenditoriale - così caratteristico del sistema economico-sociale italiano - per la ripresa del processo di crescita dell'economia e per la difesa dell'occupazione".

22 ottobre 2009

il SOLE 24 ORE

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2009-10-22

La procura di Roma chiede a Facebook di oscurare i forum contro Berlusconi

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22 ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

Aperta un'inchiesta sul gruppo di Facebook anti-Berlusconi

La pubblicità in rete secondo Facebook. "Partecipazione e condivisione sono la vera rivoluzione"

Viaggio nella nuova sede di Facebook

Vuoi vedere cosa fa tuo figlio? Vai su Facebook

Facebook: in Australia sono legali i dati notificati con il social network

La Procura di Roma ha delegato alla Polizia Postale il compito di notificare a Facebook, presso la sede di Palo Alto, in Calfornia, la richiesta di oscurare i quattro forum di discussione che hanno formulato minacce di morte nei confronti del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. L'inchiesta è affidata al procuratore capo, Giovanni Ferrara, all'aggiunto Nello Rossi e al pm Andrea De Gasperis. Il principale dei gruppi di discussione, denominato "Uccidiamo Berlusconi", conta 12.000 iscritti. La Procura di Roma ha inoltre inviato a Facebook un provvedimento in cui si chiedono tutti i documenti necessari a identificare gli ideatori e gli amministratori dei forum e gli autori delle minacce. Il social network ha chiesto che le richieste siano notificate in inglese e la Procura ha già provveduto a inviare la traduzione degli atti.

Nel caso in cui Facebook non dovesse rispondere alla richiesta, la Procura potrebbe inoltrare una rogatoria alle autorità statunitensi competenti. Gli inquirenti ipotizzano a carico dei responsabili dei forum di discussione in questione il reato di minacce. Dopo avere esaminato le carte richieste a Facebook, i magistrati valuteranno se configurare anche l'ipotesi di reato di istigazione a delinquere.

22 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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